“Quant’? bella la slittata, che si fugge tuttavia,chi vuol esser lieto sia, del doman non v’? certezza”
Si perch? certe cose nella vita vanno fatte. Non vanno rimandate, non vanno ripensate, non vanno dimenticate.
Due anni fa la prima edizione, era un gennaio freddo e fresco, appena iniziato, tutto da consumare. E da scoprire. Il Bauer aveva proposto quest’idea bizzarra che m’aveva lasciato un po’ perplesso. Ma pi? ci pensavo e pi? quel “moonlight” risuonava in testa, dipingendo scenari di un fascino che m’intrappolava. E allora non riuscii a dire di no. Finch? non ? stato il momento e l? ti rendi conto che niente era come te l’eri immaginato. Ma tutto semplicemente meglio.
Gennaio 2011. Arriva l’invito per la slittata al chiaro di luna, seconda edizione. Penso solo e subito a come organizzarmi per non mancare. Per esserci!
Un treno in un venerd? sera stanco e umido, che dopo cinque ora arriva in un venerd? notte fresco e sveglio. Un pub, una birra, i compagni di viaggio del giorno dopo e poi tutti a riposo. Domattina si comincia prestissimo.
Svegliarsi ? durissima, alle 7.30 passa un autobus tutto nostro, ma la strada per il paradiso ? lunga. Quindi tutti pronti e puntuali. A destinazione ci prendiamo il tempo di una colazione, ci prendiamo le slitte e siamo in pista.
C’? un sole splendente in mezzo a un cielo che non conosce nuvole, ricamato solo da montagne dolci, come dolci innaffiati di zucchero a velo.
Sei circondato da un panorama che pare una tela bianca dove ogni tocco di colore, ogni casa e ogni cosa si sfidano a saltarti agli occhi.
L’aria fresca mette brio e la discesa diventa subito una sfida. Proviamo un paio di piste, prendiamo confidenza con lo strumento, confidenza tra noi.
Il pranzo ? in baita, la strada ? lunga e non ? in discesa. Quindi se la fisica non ? un’opinione stavolta siamo noi a portare lo slittino. Anche in salita.
Certo per?, non appena il sentiero declina, anche solo per 50metri, tutti su a scendere gi?. Perch? la voglia ? tanta, anche a dispetto di qualche piccolo incidente di percorso. Per cui tocca andare a riprendere la slitta cento metri fuori pista, in mezzo a neve fresca che ad ogni passo ti inghiotte fino all’inguine. Che se anche non facesse male al fisico, abbatterebbe ogni morale. Ma non oggi.
Pranziamo e poi si riparte. Si sale ancora, e poi si riscende, poi si risale ancora e ancora gi?. Finch? non ? tempo di sedersi, coperte pesanti, bibite calde, dritti in faccia ad un sole che tra un picco e l’altro ringraziamo e ci saluta. La dolomia arrossisce e tutto vira d’un misto arancio e rosa. Noi risaliamo in sella.
La pista comincia a scorrerti davanti agli occhi sempre meno chiaramente. Gli alberi fanno un’ombra sempre pi? scura. E cominci a prendere confidenza con quello che sar? tra poco il momento pi? intenso della giornata.
All’arrivo, un altro giro di caldo di baita e camino, uno di grappa e infusi e slitte al guinzaglio prendiamo l’ultima interminabile salita scivolosa, sotto un cielo in cui sembrano nevicare stelle. Stelle che non hai mai visto. N? per numero n? per bellezza.
Quasi un’ora di camminata che ad ogni passo ti sei chiesto “perch??”, poi la luce del rifugio ? la nostra stella cometa e la capanna ? l? per noi re magi in slitta.
Cena e grappa. Perch? non si pu? non mangiare. Ma soprattutto bere. E poi andiamo.
Nel frattempo il cielo s’? svuotato di stelle e riempito di una luna bianca, brillante e immensa. Solo lei, qualche stella e nessuna nuvola.
D’ora in poi non si racconta pi? niente.
Perch? quel cuore in gola, lascia senza fiato.
Quella sensazione quando scendi, quel brivido che sale, lasciano senza pensieri.
Perch? na notte cos? lascia senza parole!
Stefano