Oggi ? il giorno in cui si ? coscienti che scendendo dall’albero, dalla casa sull’albero, ci si dirige di nuovo verso la civilt?, verso quei posti dove la natura ha dovuto necessariamente lasciare spazio alla mano dell’uomo.
Guai se in certi casi non fosse cos?, non esisterebbe l’aeroporto su cui si poggia l’aereo che mi ha consentito di arrivare qui, non esisterebbe la fabbrica di acciaio che ha prodotto i cavi con cui ho potuto nuotare nell’aria, non esisterebbero le imbragature che vi si attaccano. Nonostante questa coscienza ? difficile lasciare questo posto incantato, questa cascata, questo seno di “mamma” che ci ha allattato negli ultimi tre giorni.
Bisogna pagare dazio, allo spirito che abbandona questi posti ed anche al fisico, a cui ? chiesto di spremersi a fondo per la risalita. E’ stato bello lasciarsi trasportare in basso, fluttuare sui cavi delle zip-line e godere della forza di gravit?. Adesso deve per forza essere dura, sudare per risalire la china della montagna, arrampicarsi su una parete verticale per riguadagnare l’altopiano da cui siamo partiti. E parlare di parete verticale non ? esagerato perch? ? proprio roccia nuda e perpendicolare quella che dobbiamo affrontare. Home davanti e noialtri dietro, in fila indiana, lungo gli appigli della “Via Ferrata”.
Un passo in avanti del piede destro, poi piede sinistro, mano destra, mano sinistra e moschettone che scatta un metro avanti. A ripetizione, cos?, un atto meccanico e rituale, che per? non annoia, perch? ad ogni passo in avanti cresce lo strapiombo sotto di noi ed il cielo, prima altissimo sulle chiome degli alberi e in cima alla montagna, si fa sempre pi? vicino.
Arrampicandosi e salendo anche lo sguardo ha i suoi benefici, l’orizzonte si allarga e il panorama torna ad abbracciare tutta la vallata, con i 7 salti della cascata della Tigre e la cascata della Scimmia in lontananza. E’ la prima volta che scalo una montagna in questa maniera, lo sforzo dei primi 10 minuti ben presto scompare, le membra si rilassano ed arrivati in cima al muro di roccia mi sento pi? forte, come se invece di averle perse le energie mi fossero entrate nel corpo.
Queste energie mi serviranno molto, si sommano a quelle di Katia che vedo carica come me. Ci serviranno a fare l’immane sforzo di lasciare questi posti, a far scorrere la strada che ci riporta a Pakse in maniera gradevole. Ci servono per non cadere nella brutta sensazione di dire “addio” a qualcosa, perch? preferiamo gli arrivederci.
E’ con tanta leggerezza che ci mettiamo sopra l’ultimo Tuk Tuk laotiano per riguadagnare la frontiera thailandese. E’ con tanta gratitudine alla natura e a queste genti che ce ne andiamo in sordina, in punta di piedi, cos? come quando siamo arrivati.
E’ con tanta gratitudine che diciamo grazie a Mynatour e a Teamworkz, per aver reso possibili queste sensazioni. E’ con tanto entusiasmo che diciamo a tutti i viaggiatori che ci leggono e ci vedono felici nelle foto che farebbero bene a contattarli per vivere anche loro, a loro modo, delle emozioni speciali!!!!
Day 1 – Day 2 – Day 3 – Day 4 – Day 5 – Day 6 – Day 7
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This trip is the 3rd Prize of the Mynatour Ecotourism Contest. Mario has been voted the 3rd winner of the last Mynatour ecotourism contest sponsored by Teamworkz – Laos part of whl.travel.