Il Vat Phou Boat fu costruito all’inizio del secolo, doveva trasportare a valle il pregiatissimo “tek”, legname da costruzione e decoro, resistentissimo e raffinato, ma non era quello il suo destino, poich? il caso non esiste, era scritto che un giorno la barca non trasportasse ma si rivestisse di “tek”. Oggi appare come un luminoso palazzo a due piani, dalla forma un po’ a scatola che a prima vista non rende semplice scoprire quale sia la poppa e quale la prua, ma quello che perde nella forma tozza lo recupera nell’eleganza dei colori e delle rifiniture. Il ponte di prua ? un enorme salotto con morbidi cuscini e divani, sparsi a caso in quella forma che ? talmente perfetta da sembrare voluta.
Ci si gode la navigazione che non sembra nemmeno tale quanto pi? un lasciarsi trasportare dalla corrente tanto ? fluida e rilassante. Il ponte di poppa ? invece pi? piccolino, altrettanto elegante, ma pi? vissuto. E’ qui che al mattino prendiamo la colazione ed a mezzogiorno il pranzo, una piccola trib? vi ? riunita, siamo solo in nove, equamente divisi in “musi gialli” e “musi bianchi”. Il Mekong e il lussuoso battello non attirano sono gli occidentali, ma viaggiando a queste latitudini mi accorgo che tutta l’Asia ? in movimento, da Hong Kong a Singapore, dalla Thailandia allo stesso Laos incominciano a trovarsi i viaggiatori zaino in spalla, proprio come noi, che vanno alla ricerca di posti tipici e veri.
La navigazione si arresta ogni tanto per far scendere i passeggeri e metterli in contatto con i villaggi sul fiume. Ban Deua Tia ? uno dei villaggi pi? caratteristici, gli uomini riparano le reti e le nasse giganti per la pesca del pesce gatto, le donne si occupano per lo pi? delle risaie in cui l’acqua incomincia gradualmente a ritirarsi, i bimbi giocano se non sono a scuola.
Questo ordine predeterminato ? rotto da tante altre attivit? quotidiane, la tessitura di stuoia colorate ? la principale e coinvolge varie generazioni familiari. I contatti con queste genti sono facili, passano da un sorriso o da uno sguardo, poche parole, ma presto ci si ritrova seduti vicino a condividere un’attivit?, un momento, a mettersi in gioco nella tessitura oppure nella decorazione di frutta e verdura come facciamo con le donne dell’equipaggio del battello. Il pomeriggio di navigazione scorre tranquillo, il Mekong si allarga e si restringe e il battello costeggia i villaggi a babordo o a tribordo, sempre uguali le urla e i saluti dei bambini che ci accolgono da entrambe le sponde.
L’arrivo della sera ? sempre un momento speciale per i colori che cambiano di tonalit? e per l’arrivo, questa sera, alle rovine del tempio di Oum Mong. Si tratta di un sito patrimonio dell’UNESCO dove giace semisepolto dai muschi tropicali questo complesso templare vecchio di mille anni, costruito da quella geniale civilt? che sono i khmer e che vivevano in queste zone del Laos ancor prima che dessero il meglio di loro in Cambogia dove ancora oggi si ammira quel capolavoro che ? Angkor Bath.
Arrivare tra le rovine al tramonto, dopo aver passeggiato per un buon quarto d’ora nella giungla ? davvero emozionante. Rimpiango che la guida non ci abbia fatto la sorpresa di non dirci nulla riguardo al tempio, annunciandone l’arrivo in anticipo, perch? se mi fosse apparso dal nulla, senza saperlo, non dico che mi sarei sentito un nuovo Indiana Jones, ma di sicuro un colpetto al cuore l’avrei ricevuto. I blocchi di granito non sono titanici ma di sicuro hanno richiesto un grande sforzo per essere trasportati e sfiorarli sotto le dita, sentirne le pieghe, apprezzarne la vecchiaia come si sentirebbero le rughe di un nonno ? proprio speciale. La luce ? soffusa grazie alla vegetazione rigogliosa e poi pian piano ci abbandona quando sulla via del ritorno, a bordo fiume, arriva il crepuscolo. I giochi di ombre offrono prospettive magiche e, proprio perch? giochi, i bambini ne sono gli artefici migliori. Potrei restare cos?, appartato sotto questo enorme albero, per ore, a vedere i bimbi che giocano, corrono e schizzano tra l’ansa del fiume e il battello, con il sole che d? la buonanotte al Mekong mentre scende dietro le colline Thailandesi.
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This trip is the 3rd Prize of the Mynatour Ecotourism Contest. Mario has been voted the 3rd winner of the last Mynatour ecotourism contest sponsored by Teamworkz – Laos part of whl.travel.