Il Champasak Palace ? qualcosa di pi? di un albergo, fu costruito da un principe locale negli anni ’50 per farla diventare la sua residenza. Qualcosa gli and? storto con la rivoluzione e, costretto a fuggire in Francia, dovette lasciare incompiuta la realizzazione del suo palazzo. Divenne cos? un albergo, arroccato su una collinetta che domina la citt?, ogni stanza ? come un piccolo appartamento e quella in cui mi sveglio, al quarto piano, ? illuminata da quel sole fosforescente che si ha solo dopo una notte di pioggia.
Il monsone ? arrivato, ? di stagione in fin dei conti, io e Katia lo aspettavamo da giorni, “the Monsoon”, ce ne avevano tanto parlato, ce lo avevano fatto temere, ma sulle spiagge Thailandesi ci aveva lasciato in pace (per fortuna), invece arriva qui dove deve arrivare, per innaffiare le risaie a perdita d’occhio e per sentire le gocce sulla testa, il battesimo d’oriente di cui avevamo bisogno.
La colazione ? a base di profumato caff? locale, prodotto da agricoltura biologica proprio nel vicino altipiano di Bolaven, quel misto di selvaggia giungla e generosa terra fertile che andremo a scoprire fra qualche giorno. Per il momento si resta concentrati sul Mekong che ancora deve offrirci tanto, io sono preparato a dargli in cambio quello che vorr? pur di farsi scoprire.
Si parte verso nord, in autobus, diretti alla cascata di Pha Pheng, ? la pi? grande cascata sul Mekong, la chiamano “il Niagara d’Oriente”, ed il punto da cui la si pu? ammirare ? davvero niente male. Un muro d’acqua che cade in basso per 35 metri e che si allunga su un crinale di una collina per un chilometro e mezzo fa, davvero impressione. E fa impressione la tavolozza di colori che si compone perch? il verde degli alberi si mescola al blu del cielo mentre il marrone delle acque sfuma nel bianco della schiuma. Rocce, anfratti e isolotti, compaiono e scompaiono sotto il fragore delle acque, invitano a farsi scoprire, ma ? ora di ripartire, cos? ci dice la nostra guida Saa, ometto davvero simpatico che vuole davvero dimostrare a tutti che sa 3 lingue e che inglese, francese e russo per lui non hanno misteri.
I pranzi Laotiani, come anche tutte le cene che ne seguiranno, si possono descrivere sotto la parola ricorrente e comune di “squisiti”…. in realt? la parola ricorrente ? Kwao Niawo, il riso glutinoso, alimento di base da unire alle milioni di combinazioni possibili, pesce, carne, verdure, spezie e salse. Il ristorantino sul fiume dove ce lo gustiamo ? in puro stile locale e la lancia che ci aspetta a pelo d’acqua proprio sotto le palafitte del ristorante ci danno il presagio di un bel pomeriggio in arrivo. Sar? questa lunga e veloce barchetta che ci far? raggiungere al tramonto il nostro battello da crociera.
Ma prima di arrivarci c’? ancora tempo per inoltrarsi in quella magica rete di isolotti nel fiume che ? conosciuta come la regione delle “4.000 isole”. Ogni isoletta sembra un mondo a parte, magicamente organizzato intorno ad uno o pi? villaggi a seconda della grandezza ed ognuno con dei segni in comune ed altri assolutamente particolari. Qui si possono ammirare le vestigia coloniali dei tempi della presenza francese in Indocina, molto molto interessanti. La ferrovia che attraversa queste isole consentiva di portare dal basso corso del Mekong fino ai punti pi? a nord le nuove barche.
Venivano trasportate smontate ed una volta a destinazione rimontate perch? alcune cascate in corrispondenza proprio della regione delle 4.000 isole impediscono la risalita e la navigabilit? totale del Mekong. A fianco alle vestigia coloniali vivono i villaggi del giorno d’oggi ed ? evidente come qui la societ? abbia saputo riprendere a svilupparsi autonomamente e seguendo un proprio corso senza subire da quell’epoca coloniale n? un’influenza negativa n? una sottomissione schiacciante.
E’ con questo mix di culture negli occhi, ma con la felicit? di veder vincere quella pre- e post-coloniale che ci rimettiamo in navigazione veloce sul Mekong, stavolta in direzione opposta, verso sud, assecondando i flutti del fiume. Il Monsoon prova a schiaffeggiare ancora un po’ la lancia e i suoi ospiti, ma la visione del battello Vat Phou che ci aspetta attraccato alla sponda del fiume mentre il sole gli cala dietro ed i bonzi nel tempio cominciano le preghiere, ? davvero una leggerissima carezza.
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This trip is the 3rd Prize of the Mynatour Ecotourism Contest. Mario has been voted the 3rd winner of the last Mynatour ecotourism contest sponsored by Teamworkz – Laos part of whl.travel.